Giuseppe Siniscalchi e Mario Tantin
L’opera di Tantin raffigura un uomo con il capo chino sulle mani giunte e appoggiate ad un bastone in uno sfondo indefinito dai colori caldi, i colori della terra. Sembrerebbe l’ora del tramonto. L’uomo è stanco e lo si percepisce immediatamente dalla posizione che assume il suo corpo: è affaticato, stanco, esausto e rassegnato all’idea di dover andare avanti, superare quello che ogni giorno si trova ad affrontare nel trambusto della quotidianità. Riesco ad immaginare il suo volto, le rughe e gli occhi chiusi in questo momento di raccoglimento con se stesso.
La macchia d’olio che hai inconsapevolmente generato nel ripulire la tela rappresenta chiaramente il profilo del protagonista del quadro. Questo profilo però non assume lo stesso atteggiamento dell’uomo in carne ed ossa; il profilo è alto, lo sguardo è rivolto in avanti verso il domani, verso il futuro, ed è fiero, forte, pronto ad affrontare ogni avversità. È questo quello che non può immaginare l’uomo del dipinto…non si accorge che é la sua anima forte e fiera a dargli energia e grinta per affrontare la vita; non si accorge di quanto sia forte e di quante cose è riuscito a superare e quante ancora ne supererà grazie alla forza e all’energia infinita dell’animo di cui è dotato. Quell’animo è bambino, è l’animo puro, vero, grintoso e pieno di quell’uomo. Il soggetto di questo quadro rappresenta ognuno di noi che, pervasi dalla stanchezza che ogni giorno la vita ci porta a provare, costringendoci a ritmi stressanti e alla abnegazione del nostro io emotivo, non ci accorgiamo di quanto siamo forti, di quanto valiamo, e di quanto la forza dell’anima che ci guida ogni giorno sia ossigeno e carburante dei nostri sforzi e dei sogni per cui combattiamo. Sguardo alto e occhi svegli e luminosi…non bisognerebbe dimenticarli mai.
Col tuo gesto su quel quadro hai dato un senso nuovo e straordinariamente positivo a quell’opera in perfetta linea con la filosofia della corrente artistica da te creata.